Appena arrivati allo studio dell'avvocato, si accomodarono in una grande stanza, quasi una biblioteca , con una scrivania di legno pregiato e con rifiniture barocche, e delle sedie in vera pelle, rosse sangue.
Lino rimase molto intimorito e allo stesso tempo affascinato da tutto quel lusso. Si accomodò e si lasciò sprofondare con contegno nella poltrona.
Il Notaio aprì la cassaforte, estrasse qualche carta e non fece nemmeno in tempo a sedersi che sentì bussare alla porta. Con aria goffa si diresse all'entrata e con un educato: "Buongiorno! La stavamo aspettando per la lettura", accolse una vecchietta dall'aspetto dolce e celestiale,che si sedette di fianco a Lino.
Non si presentò e non lo guardò nemmeno. In fondo, pensava Lino,sarà qui per ricevere la sua piccola parte di eredità, e marcò molto quel "piccola" nella sua testa.
Il notaio si accomodò e privò la busta del suo sigillo.
Si schiarì la voce.
"Allora, se siete qui significa che sono morto". Il notaio non risultò per nulla sorpreso dall' affermazione e proseguì.
"Innanzi tutto, alla faccia di quanti credevano sarei morto per mano di qualche mio cliente, dico solo questo: “Thiè!”
Sono sopravvissuto fino alla veneranda età di 81 anni, ed ho vissuto tutta la vita senza rimpianti.
Sono nato nel 1903 a Torino. Avrei tanto voluto morirci a Torino, ma a quanto pare non avrei trovato nessuno a d accogliermi.
I parenti, quei ladri succhiacontante, mi odiano e se, voi che state leggendo, pensate che questo testamento sarà una lista di scuse, vi sbagliate di grosso.
Il notaio fece una breve pausa e riprese.
"Ho lavorato tutta la vita e nessuno potrà mai dire che non mi sono meritato quello che ho; sono ricco, ma non ho mai ostentato la mia situazione, sono umile"o forse taccagno , pensò il notaio, che aveva fatto una breve pausa per schiarirsi di nuovo la voce.
"Ho sempre avuto una grande passione, una sola e unica.
Odio i bambini, i cani, i dolci, poiché la vita mi ha graziato anche con il diabete, odio i palloncini, dopo che da piccolo, un clown me ne scoppiò uno in faccia,e odio pure i clown.
Adoro i sassi, perché non parlano, non litigano, non disturbano, non ti tradiscono e, soprattutto, non chiedono soldi. Li adoro, dipinti o no, di origine vulcanica o calcarei, preziosi oppure no.
Per questi miei difettucci la famiglia mi ha escluso, umiliato, deriso, ma, in fondo, chi sono loro per giudicarmi? Chi siete voi se non dei pezzenti con le mani bucate? Lascio tutto alla cara Molly, la dirigente del club "G.S.M:GiovaniSpeleologiMilanesi""
E la vecchietta, che fino ad allora se ne era stata seduta, zitta e tranquilla, si alzò di scatto, e l'aura celestiale che fino ad allora Lino le aveva dipinto sul volto, sparì quando, con quanta avidità aveva in corpo, rise sguaiatamente.
"A quel disgraziato del figlio di mio nipote , Lino, lascio Bridget, la mia vecchia siamese cieca, e i miei più distinti saluti, da rivolgere anche alla famiglia" Lino sbiancò.
Il capitolo 4 è terminato. Grazie per aver letto questo racconto. Per ritornare alla home page cliccare qui.
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