lunedì 9 giugno 2003

Il profumo del mare (racconto completo)


La pioggia batteva incessante su vetri appannati della cucina.
Un filo di vapore a malapena usciva dalla fessura della porta semi socchiusa.
Prezzemolo,aglio cannella, zucchero, sale ,pepe, coriandolo ,origano.
Questi i suoi colori.
Quale spezia ancora non aveva varcato la soglia di quella cucina, quale pietanza non aveva ancora ispirato quella geniale mente, che plasmava con l'estro che solo un genio possiede, cibi che definir sublimi sarebbe eufemismo.
Spatola, mestolo, coltello, setaccio,pentola, frusta,vassoio.
Questi i suoi pennelli.
Qualunque pietanza perfetta , qualunque spezia essenziale, qualunque piatto un capolavoro.
Carne, pesce, frutta, verdura.
Queste le sue tele.
Degno d'esser chiamato genio, quell'uomo ,quel burbero vecchio , era stato fino a pochi decenni prima acclamato dal mondo intero.
Ogni palato che avesse avuto l'onore di assaggiare uno dei sui piatti, non poteva che rimanerne quasi stregato,ammaliato dal suo profumo, rapito dalla sua forma, drogato dal suo sapore.
Quell'uomo, che quasi mai lasciava la spatola sui fornelli, che si svegliava nel cuore della notte per creare, che mirava a ben altro che alla fama e alla pubblicità.
Umile di per sé ,ma talmente sgarbato da sembrare arrogante.
Un solo altro amore nella sua vita, oltre alla cucina. Madlene.
Ossessionato, da lei stregato,follemente innamorato.
Lei , che era forse l'unica donna ad averlo mai veramente ricambiato.
Di lei amava ogni gesto, ogni movenza, persino il fatto che fosse totalmente imbranata ai fornelli.
E poi c'era il suo profumo.
Tentò spesso di tramutar quell'aroma , che respirava con avidità ,quasi per non farlo scappare, in un piatto,una pietanza che potesse racchiuderlo, ma mai vi riuscì.
Frutto del loro amore , fu un tenero e paffuto pupo, nato in una notte di burrasca.
La gravidanza però, che il dottore aveva sconsigliato alla madre, volse al termine con non poche complicazioni.
La madre visse abbastanza a lungo da poter abbracciare suo figlio una prima ed ultima volta e poi, con il marito disperato al suo capezzale, morire serena.
E forse, con lei, morì anche lui.
Morì il suo genio, la sua instancabile voglia di creare,la sua passione.
Molti lo dettero per impazzito dopo la morte della moglie, altri dissero che , ormai, era “cibo avariato”, non al passo con i tempi.
Rimase solo, solo con quel bimbo che gliel'aveva portata via, solo con quel pupo che tanto le somigliava e che lei con tutte le forze aveva desiderato.
Aveva i suoi stessi occhi, la sua stessa incapacità ai fornelli, il suo stesso profumo.
Forse era proprio questa somiglianza a farlo stare così male.
Lo guardava e non riusciva a non pensare a lei.
Orgoglioso com'era , mascherava con la rabbia il suo dolore, soffocava sul nascere delle lacrime facendo la voce grossa e imprecando contro il figlio.
Ed egli crebbe, con un padre confuso, scorbutico ma ,soprattutto, tremendamente solo.



Enea! Dove diamine sei..Enea!!”
Non lo trovi mai quando lo cerchi..” pensò tra sé e sé mentre ancora brandiva il coltello per il prezzemolo.
E N E A!!!”
Dimmi papà...”
Figlio ingrato..quando ho bisogno di te non ti trovo mai eh?!” disse, con ancora il coltello tra le mani.
Sta calmo...ero fuori in barca...dimmi, di cosa hai bisogno?...fuori c'è un tempaccio...”
Mi serve del pesce...pesce fresco!”
Magari domani... tra poco infurierà una tempesta...non posso uscire ora...”
Non venirmi a raccontare baggianate...vivo in riva al mare da vent'anni! So quando sta per arrivare una tempesta...e poi il pesce mi serve!Chiaro?!?”
Ma...”
Niente “ma” ragazzino..alla tua età se solo mi azzardavo a rispondere a mio padre...” disse muovendo in aria il coltello ancora sporco, lanciando dovunque scaglie di prezzemolo.
Enea uscì in barca quel pomeriggio, evitare inutili discussioni col padre era una delle sue priorità.
La tempesta venne, e martoriò la costa per ore.
E quando il cielo smise di urlare e le nuvole si scostarono per far spazio alla luna, la sua pallida luce illuminò un uomo sopra una scogliera, in ginocchio sulle sue vecchie gambe, che piangeva e gridava al vento il nome del figlio, il cui cadavere , portato a riva dalla corrente, teneva stretto tra le mani.
Abbandonò la testa tra i capelli del figlio, proprio come con la moglie, per non dimenticare mai il loro profumo.
Al funerale del figlio, il padre non volle nessuno.
Solo nel suo dolore , divorato dai sensi di colpa, giurò a sé stesso che, finché avrebbe avuto fiato,avrebbe continuato a fare l'unica cosa che gli usciva nella vita.
Cucinare.
Per il figlio e per la moglie,solo per loro.



La pioggia batteva incessante su vetri appannati della cucina.
Un filo di vapore a malapena usciva dalla fessura della porta semi socchiusa.
La folla attendeva, fuori dalla cucina, sperando di poter carpire qualche odore prima del tempo.
I giornalisti già pregustavano la notizia in prima pagina: “ Grande ritorno del cuoco pazzo” oppure “Il maestro torna ai fornelli:palati di tutto il mondo, l'attesa è finita”.
E mentre quelli attendevano , il genio lavorava, senza mai fermarsi.
Lavorava d'istinto, afferrava gli ingredienti e li gettava con irruenza nel vassoio.
Fuori pioveva, infuriava il vento, come quella notte.
Dopo poche decine di minuti di trepidante attesa, il maestro alzò lo sguardo verso il cielo e ,scrutando fra le nuvole in tempesta, vide la luna che,con una luce foca,si rifletteva sul mare.
Prese il vassoio, si levò il cappello, e si diresse verso la sala dove tutto il mondo lo aspettava.
Appoggiò il piatto sul tavolo, si avvicinò lentamente e tolse il coperchio.
Tutti i presenti alzarono il naso, per carpire la prima, inebriante sferzata di profumo, ma , non sentendo nulla, aprirono gli occhi.
Sul vassoio vi erano dei limoni affettati finemente , del prezzemolo, dell'aglio, della salsa e la sagoma di un pesce.
Ma..ma...” sillabarono i giornalisti.
So cosa starete pensando signori...manca il piatto forte, il pesce...Credo che andrò a pescarlo ora...se i signori hanno un po' di pazienza...”
Si avviò verso la spiaggia, brandendo il remo della barca del figlio.
Poggiò i piedi sul bagnasciuga, respirò, e si sentì nelle narici l'inebriante profumo della moglie, del figlio.
Di lui, del suo genio e della sua ricetta non si seppe più nulla.

Il racconto è terminato. Per tornare alla home page cliccare qui.

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